Cogliere l'intorno. La serendipità

Viviamo l'instabile. 

I giorni si susseguono con lo stesso ritmo e la stessa intensità, che varia a suon di numeri e percentuali legate alla pandemia in corso; sono giorni fitti di preoccupazioni e notizie che fanno eco nei nostri stomaci, ci colpiscono, ci stordiscono le ossa.

Con questo andamento cadenzato abbiamo affrontato gli ultimi mesi e imparato l'arte della valutazione: per ogni cambiamento che ci riguardi, ognuno di noi è ormai ben in grado di fare il computo delle circostanze da tenere presenti durante una decisione - sia essa la più complessa o la più banale; ora come ora, l'intorno rappresenta il nostro più grande limite a programmare il futuro. 

Non ci è più concesso gettare l'amo tanto lontano dalla barca, non pianifichiamo liberamente il futuro prossimo come eravamo abituati a fare, dando per scontate le innumerevoli possibilità che si sarebbero parate dinanzi a noi, costringendoci ad operare scelte e rinunce, dispiaciuti ma speranzosi e superbamente certi di poterle recuperare.

Oggi le rinunce sono parte integrante della pianificazione stessa. La gamma di alternative si riduce, non è poi così vasta, i limiti si incastrano perfettamente tra loro come barriere, lasciandoci intraprendere poche uniche strade, inerpicate dell'incertezza di percorrerle fino in fondo o dover ricalcolare ancora, per nuove deviazioni. 

La presagita instabilità non ha soffocato però l'insorgere del bisogno.
La voglia non si ferma - se possibile cresce come un senso di rivalsa, la nostra mente non frena e continua a carburare, stuzzica l'istinto e ci impone il moto, l'iniziare a fare qualcosa, il provare nuove esperienze sulla pelle. Facciamo la guerra con la voglia di normalità e la neonata capacità di andarci cauti, analizziamo il contesto entro cui continuiamo a muoverci, tarpati nelle speranze più che nelle reali aspettative.
Dovremmo nutrire spesso quella voglia, rinvigorirla di fronte all'anestesia di questo tempo, essere in grado di trasformare quello che percepiamo all'esterno in occasioni nuove, aggrappandoci a ciò in cui ci imbattiamo, scovandovi quel raggio luminoso che spazza via i nostri pensieri rotti; e li risistema, nell'attesa che qualcosa passi. 

Serendipità è saper guardare con occhio critico e clinico a quello che ci accade, a tutte le cose che spesso ci sfiorano, le sensazioni che ci accarezzano, le emozioni che ci attraversano e che, nel caos della nostra spasmodica voglia di programmare tipica del nostro passato recente, finivamo per ignorare e sottovalutare.

Afferrare l'intorno con attenzione per trarne la più grande conclusione - siamo ancora padroni delle scelte, degli sbagli, dei nostri orizzonti. 

Così nasce IBI EGO GAIA, dalla convinzione che anche nel buio, a tentoni, ci sono angoli di noi che conosciamo a memoria, capaci di stupirsi delle piccole cose e sui quali possiamo contare per tornare "a riveder le stelle" (Inferno, XXXIV, 139). 



Commenti

Posta un commento

Post più popolari