Il peso di scegliere

Dicembre è tempo di bilanci. Ed è il mese più triste, per chi non è amante del Natale.

Dicembre è il mese della scelta, prima tra tutte quella su come voltare pagina, sottraendo dalla ripartenza tutti i fattori che hanno sgretolato poco a poco un pezzetto di noi.

A Dicembre si chiude il cerchio: ti siedi e pensi ai giorni alle tue spalle, li ripercorri e ti accorgi di quante cose cambieresti e quante invece hai lasciato lì, in mezzo al flusso della vita, irrealizzate.

Come il più classico dei bilanci, è sempre in negativo: spesso è più facile mentalizzare i fallimenti e tralasciare i piccoli successi. Il conteggio riapre vecchie ferite e porta l'attenzione alle cose essenziali che sei riuscito a trascinarti dietro, nonostante le difficoltà. 

In un mese in cui le persone si riempiono di vuote convinzioni che tutto andrà meglio poiché giunge il nuovo inizio, che i colori e le luci di una festa possano bastare a cambiarci dentro, tu rimani sicuro che è inutile collegare la spina elettrica di un albero addobbato se non si è sazi dentro di occasioni e sorrisi, lentamente sfumati in un altro anno ancora che è passato. 

Il 2020, poi. Un anno infinito e pieno di contraddizioni, colmo di un vuoto che fa eco anche nei cuori dei più ottimisti. Con il terrore che possa ripetersi, quest'anno è pesato immensamente sui bilanci di tanti di noi: chi ha perso i cari, chi il lavoro, chi l'entusiasmo; di certo, tutti, la speranza

Perché per un po' ci è sembrato che l'inizio della discesa ci facesse prendere la velocità giusta per tornare a sentire il vento in faccia, ma la nuova salita che si celava dietro l'angolo non ha tardato a manifestarsi, scoscesa e impervia. Eppure puoi soltanto continuare ad andare, a salire; arriverai al passo, sì, ma nessuno ormai osa chiedersi quale sarà l'ultimo da scavallare. 

C'è però un Dicembre più intimo, che si vive al chiuso, dentro i nostri pensieri e che va alla ricerca delle cose buone che ci sono state. Si compone di quei giorni in cui ci siamo sentiti pieni, grati, come se fossimo al completo, e siamo riusciti a scegliere senza indugio, senza remore, credendo in noi e spargendo un alone di positività tra gli altri, per un periodo illusorio di perfezione. 

Ma quanto pesano le scelte e le non scelte sul bilancio finale? 
La filosofia dell'esistenza ci viene in aiuto quando si parla di questo tema. 
Ognuno di noi è definito dalla propria libertà e possibilità di scelta: l'alternativa tra scegliere e non scegliere, tra diventare padroni del proprio contesto e del divenire o lasciarsi condizionare dal predefinito esterno (M. Heidegger). 

I filosofi del tempo convengono con noi sulla difficoltà della scelta e sulla paura del fallimento.
Scegliere può essere il più delle volte drammatico, tanto che operiamo un doloroso distacco da ciò che lasciamo fuori dalla nostra scelta; tuttavia compiere quel "gesto" eroico è l'unica strada utile per realizzare a pieno quello che siamo.

A prescindere dal bilancio e dall'atipicità di un anno che saprà lasciare il segno più marcato di sempre, Dicembre 2020 mi ricorda quanto è importante decidere per se stessi e andare, percorrere il sentiero che ci assomiglia di più, pur imbattendoci negli ostacoli che inevitabilmente, alla fine, ci sottrarrano qualcosa.

Senza restare immobili, farsi vivere dalla vita, e perdere pian piano se stessi.


"Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità, e che così è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello. Così anche l'uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha più la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non lo ha fatto; il che si può anche esprimere così: perché gli altri hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso...
(Aut-aut, S. Kierkegaard)

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