Dietro la Maschera


Siamo tutti stanchi di tenerla su. 

Toglie il respiro, tira dietro le orecchie, restringe ed annebbia la visuale. 
E soprattutto nasconde i sorrisi.
Le maschere del nuovo presente, quelle che stiamo amaramente imparando ad accettare sui visi di chi amiamo; che ci impediscono di riconoscere a prima vista i conoscenti, dei quali ricordiamo ancora con vaghezza i lineamenti; che non ci lasciano immaginare come sarebbero i nostri sconosciuti.

Fanno ostruzionismo ai volti, inibendo i veri varchi del nostro Io. Sono diventate la copertina dell'essere, il primo impatto di noi che ci presentiamo al mondo privati di un dettaglio che solitamente ci contraddistingue. Persino parlare dietro quei veli è diverso, ovattato, lontano, come se ci togliessero la possibilità di trasmettere e comprendere a pieno quello che vogliamo comunicare.
Tutti al riparo dunque, tutti allo specchio, azzerate in qualche modo le diversità; un contagio dell'aspetto che spesso si lega al contagio delle idee.

Il lato positivo dell'insensata somiglianza potrebbe - e dovrebbe - essere quello di riscoprire il senso semplice dell'empatia: saper trovare un pezzetto di noi negli altri, nella loro struttura, nei loro sentimenti... Provare ad assomigliarsi nel profondo, non solo per superare le barriere della differenza ma per riconoscere al tempo stesso l'alterità, mantenendoci singoli individui all'interno e all'esterno, sforzandoci di far coincidere ciò che siamo con la nostra Verità, l'essere con l'apparenza e smascherando quella parte di noi che costruisce tutto ciò che non ci rappresenta (con il benestare di Nietzsche).

Una Verità diversa per ognuno di noi ma valida per tutti. 

Le mascherine infatti non sono le uniche maschere che siamo soliti indossare; ce ne sono di più durevoli, radicate nelle nostre abitudini, difficili persino da captare dall'esterno, se non agli occhi dei più attenti. Sono le maschere che indossiamo in quanto parte della società delle centomila apparenze, quelle cucite da e per ognuno di noi, create ad hoc per ciascun contesto, eccetto uno: la solitudine. "Quando stai solo, resti Nessuno" (Uno, Nessuno e Centomila, Pirandello).

E quindi anche se gli occhi sono lo specchio dell'anima non dovremmo abituarci ad alcuna maschera, a ciò che ci nasconde; altresì cercare sempre lo stupore ogni volta che abbassiamo la guardia e "scopriamo" noi stessi. Proviamo a sfruttare il tempo per evitare che il perdurare dell'emergenza e l'uso prolungato del nascondiglio diventino la scusa per calarci ancora di più dietro i nostri muri invisibili. 

Servirebbe un bel bucato dell'anima, per lavare via definitivamente tutto ciò che non siamo mai stati.  

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