Di-stanze della mente



Abitiamo la distanza in ogni sua forma.

Forse ingenuamente interpretiamo lo spazio fisico che ci impedisce la vicinanza agli altri come unica distanza possibile; e invece ne conosciamo le tante sfaccettature, non solo nei chilometri percorsi e impressi nel nostro diario di viaggio...

Infatti, c'è distanza nella nostalgia.
C'è distanza in uno sguardo al cielo e la consapevolezza di essere piccoli, inseriti in un universo infinitesimale di cose da imparare.
C'è distanza nelle parole che scegliamo per tracciare una linea netta fra "noi" e gli "altri" e collocarci metaforicamente nelle differenze figlie del giudizio.
C'è distanza certo nella decisione di andare via e lasciare un paese, la famiglia, i nostri cari per scelte di vita e di futuro.
C'è distanza dalle persone che non vedremo più perché perse per sempre, lasciate sole o da quelle che non abbiamo mai conosciuto.
C'è distanza nelle rigide regole di comportamento e nelle misure di sicurezza per combattere un nemico invisibile che ancor di più, oggi, ci allontana fisicamente dagli altri.

Così, il termine distanza assume inevitabilmente una connotazione negativa, definendo una sorta di vuoto che separa in maniera fattuale e materiale il nostro corpo e il nostro essere da tutto ciò che poniamo all'infuori e intorno a noi. Secondo Simmel però, quel "tra", elemento peculiare della distanza, è riempito di contenuti psichici frutto della nostra mente, che creerebbero una rappresentazione logica e aprioristica di uno spazio geneticamente vuoto. In termini più semplici:
noi diamo forma e contenuti alla distanza.

E in effetti, per esempio, ci allontaniamo dagli altri anche quando non ci accorgiamo di un sorriso, di una lacrima, di uno stato d'animo che non siamo più allenati a percepire, troppo presi dall'individualismo della quotidianità e dalle sue abitudini. Ci separiamo dagli altri anche quando non siamo in grado di cogliere i legami che esistono a prescindere dalla nostra collocazione; credendo di bastare a noi stessi, perché forti della tanto agognata vicinanza terrena.

Ed è questa forse la distanza più difficile da colmare, quella in cui una persona non è più in connessione con noi, quando la sua anima non è pronta a sentire ciò che proviamo dentro; un isolamento che si frappone tra noi e ciò che ci manca. Niente a che fare con lo spazio, evidentemente.

Resta da comprendere che non sempre occorre essere vicini con il corpo; sicuramente con il cuore.
Per capire che è sempre facile tornare indietro e ripercorrere a ritroso la fantomatica strada che ci divide da qualcosa che, in realtà, è sempre stato accanto a noi, celato nei dintorni dell'anima. 
Per riempire quel "tra" non di passi, ma di conferme, capaci di accorciare ogni tipo di distanza.

"Questa fretta di sopprimere ogni distanza non realizza una vicinanza; la vicinanza non consiste infatti nella ridotta misura della distanza. [...] Una piccola distanza non è ancora vicinanza. Una grande distanza non è ancora lontananza." (M. Heidegger)

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